sabato 26 novembre 2016

Il ritorno di Selvans

Testo pubblicato su https://www.facebook.com/gruppoarcheovelzna/ nel gennaio 2016 a seguito della mostra  "Buoni raccolti, buoni frutti, buona sorte" tenutasi dal mese di agosto a fine mese ottobre 2015.


Durante l'allestimento della mostra "Buoni raccolti, buoni frutti, buona sorte" lo avevamo accolto con un "Bentornato a Volsinii!"

Nell'ultimo giorno di apertura, ormai preparati a salutare tutti i reperti che da lì a qualche giorno avrebbero fatto il ritorno nei rispettivi musei o magazzini, la piacevole sorpresa: Selvans rimaneva a Bolsena! Proprio così. Il Soprintendente, Dott.ssa Alfonsina Russo, che ci ha fatto visita complimentandosi per il nostro impegno e per gli importanti risultati conseguiti, ha deciso, in accordo con il Dott. Enrico Pellegrini, Ispettore di zona, il Dott. Pietro Tamburini, Direttore del Museo ed il Sindaco di Bolsena, Paolo Equitani, che il bronzetto votivo raffigurante il dio Selvans dopo tanto peregrinare poteva rimanere a Bolsena, sua città natale, in esposizione presso le sale di Palazzo Monaldeschi. 
Grazie!

BRONZETTO VOTIVO DEL DIO SELVANS - Prof. Adriano Maggiani - dal catalogo della mostra "Buoni raccolti, buoni frutti, buona sorte" - Bolsena, 8 agosto / 31 ottobre 2015

Figura giovanile a piedi nudi, stante sulla gamba destra, mentre la sinistra è piegata lievemente al ginocchio e il piede portato indietro (fig. 16). Il mantello, che scende dalla spalla sinistra, copre la parte inferiore del corpo fino alle ginocchia e si avvolge attorno al polso sinistro. La mano è perduta. Anche il braccio destro è lacunoso da poco sopra il gomito; esso doveva essere lievemente discosto dal corpo e piegato, forse a reggere un attributo. Il volto, inquadrato da una importante capigliatura a larghe ciocche virgolate sulle tempie e raccolta sulla fronte in un corposo ciuffo grosso modo triangolare, ha struttura quadrangolare; i dettagli, mento, zigomi e arcate orbitali, sono fortemente accentuati. La bocca è piccola e ben disegnata; gli occhi piccoli e globosi.
Sulla parte anteriore della statuetta è incisa, dall’alto in basso, partendo dalla regione claveare destra fino alla base del mantello, una iscrizione di dedica: selvanzl enizpetla “di Selvans Enizpeta” (fig. 17).
Lo schema iconografico (ponderazione, atteggiamento, movimento della testa verso la sua sinistra) riprende quello di un più accurato bronzo fiorentino datato nella seconda metà del III sec. a.C. (BENTZ 1992, p. 139, tav. XLVI, fig. 263); diversa la trattazione dei capelli e più raccolto il mantello, che nell’esemplare fiorentino scende ben oltre la linea delle ginocchia. Il volto può ricordare invece quello delle figure giovanili raccolte nei gruppi 28-30 di BENTZ (cfr. ad es. BENTZ 1992, tavv. XXXVIII-XXXIX), e richiama, in particolare, per l’accentuazione dei tratti pur entro un contorno più allungato, quello della cosiddetta “ombra della sera” di Volterra, datata alla prima metà del III sec.a.C. (CRISTOFANI 1985, p. 275, n.75, fig. a p. 180). La capigliatura a grandi ciocche che scendono da una tenia sottile che stringe alla base una calotta cranica liscia trova i migliori confronti, più che con le teste radiate delle serie del II sec. a.C., come vuole Bentz (BENTZ 1992, p. 200), in una finissima statuetta, di provenienza sconosciuta, oggi a New York (BENTZ 1992, 30.3.4, tav. XL, figg. 227-228), databile intorno alla metà del III sec. a.C. Un confronto può proporsi, per la ponderazione, la trattazione dell’anatomia nonché per la forma del volto e la capigliatura, anche con la probabile figura divina (Selvans?) del bronzetto fiorentino BENTZ 1992, p. 202, Tav. XLIX, fig. 277, forse già del II sec. a.C. Una certa pesantezza della trattazione anatomica può suggerire una datazione del bronzetto volsiniese nella avanzata seconda metà del III sec. a.C.
La statuetta è stata giudicata raffigurazione del dio Selvans da Martin Bentz (BENTZ 1992, p. 200), sulla base del confronto con un bronzetto da Carpegna (CRISTOFANI 1985, p. 273, n. 65, fig. p. 172); l’ipotesi, pur non fondata su elementi particolarmente solidi, appare suggestiva.

L’iscrizione dichiara che il bronzo è proprietà del dio Selvans Enizpeta. L’epiteto Enizpeta (letteralmente “quello Enizpe/Enispe”) rimane tuttora inspiegato. La paleografia dell’iscrizione, caratterizzata dalla forma di tau e di zeta con traverse non secanti a destra dell’asta, dichiara che l’iscrizione è stata redatta in una zona dell’Etruria centro meridionale (Tarquinia, Vulci, Volsinii), mentre l’uso di zeta per indicare la sibilante continua /s/ chiarisce che l’epigrafe è stata realizzata a Bolsena, confermando con ciò la provenienza dichiarata dal donatore dell’oggetto.
La attribuzione ad ambiente volsiniese del bronzista e dello scriba non può non chiamare in causa, come possibile luogo dove la statuetta è stata dedicata, l’importante santuario nel quale il dio Selvans doveva avere un culto, cioè quello del Pozzarello, la cui esistenza fin dai primi tempi della fondazione della città è accertata (ACCONCIA 2000). Il cippo con l’iscrizione di Selvans Sanchuneta, rinvenuto nei pressi del recinto sacro, costituisce un buon indizio per sostenere l’ipotesi che il dio fosse onorato, con un diverso epiteto, anche all’interno del santuario, la cui titolarità rimane comunque riservata a una divinità femminile.

ADRIANO MAGGIANI
Bibliografia di riferimento
COLONNA 1971; BENTZ 1992, p. 200; CIE 10870, tav. XLIV.






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domenica 20 novembre 2016

Addolorati e listati a lutto

Mercoledì 17 novembre, in tarda serata, siamo tutti stati raggiunti da una notizia che ci ha scosso profondamente e  tanto addolorato.

Il Dott. Enrico Pellegrini, archeologo etruscologo funzionario della Soprintendenza anche per Bolsena, si è improvvisamente spento all'ospedale di Pitigliano all'età di 61 anni.

Per noi del Gruppo Archeologico Velzna, si è spenta una luce che ha illuminato il percorso che avevamo inziato: per due intensissimi anni, è stato il nostro mentore, l'insegnante senza salire in cattedra, la persona che ci ha spronato a studiare con una semplice frase che diceva tutto e che conteneva anche il modo di fare di un uomo molto colto e schivo, di un archeologo che non si è mai risparmiato, un professionista che voleva vedere Bolsena essere partecipe e che, incontrandoci, ha potuto  realizzare questo suo desiderio, almeno in parte, almeno fino a qualche giorno fa.

Per noi, il Dott. Enrico Pellegrini, è e resterà sempre "l'uomo con la pala e il piccone", archeologo e nostro mentore.

Addolorati, ringraziamo quell'uomo che speriamo ci possa sempre seguire da qualsiasi punto dell'universo sia.


 













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domenica 5 giugno 2016

1a Campagna di scavo "Porta Capite" Bolsena

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SOPRINTENDENZA BENI ARCHEOLOGICI DEL LAZIO E
 DELL’ETRURIA MERIDIONALE 
 Dott.ssa Alfonsina Russo Tagliente

BOLSENA
1-22 maggio 2016
1a Campagna di scavo
“Porta Capite” – loc. Poggetto

DIREZIONE: Archeologo, Dott Enrico Pellegrini (S.B.A.L.E.M)

ASSISTENTE DI SCAVO e RILIEVI IN 3D: Egidio Severi (S.B.A.L.E.M.)

SUL CAMPO: Gruppo Archeologico Velzna “Alessandro Fioravanti” – Bolsena


Motivazioni convergenti della ricerca

Il Gruppo Archeologico Velzna “Alessandro Fioravanti”, fin dalla sua costituzione, aveva come obiettivo la ripresa della ricerca archeologica a Bolsena. L’area di  “Porta Capite”, che non risultava essere mai stata indagata, si presentava come il punto ideale da cui poter far ripartire la ricerca, poiché poteva fornire la possibilità di risolvere il problema della datazione della cinta muraria bolsenese.
Con umiltà e anche un po’ di timore, già dal 2014 il Consiglio Direttivo del G.A. Velzna espose al Soprintendente, Dott. Enrico Pellegrini, l’intenzione di cimentarsi in questa impresa, indipendentemente dal risultato che ne sarebbe scaturito. Offrendo massima collaborazione e disponibilità, ci si rese conto che il sito di “Porta Capite” costituiva un obiettivo comune, tanto per il G.A. Velzna quanto per la Soprintendenza. 
Così, dopo due anni e tanto lavoro preparatorio, si è dato inizio alla prima campagna di scavo.
(G.A.Velzna)

“La cosiddetta Porta Càpite fu casualmente messa in luce da un violento temporale nel 1960; successivamente acquisita al Demanio dello Stato, negli ultimi anni era stata completamente obliterate dalla vegetazione e dall’interro. Le fotografie effettuate  all’epoca e i rilievi eseguiti da F. Fagliari Zeni Buchicchio, dando conto della monumentale struttura, la configurarono come una porta “a corridoio” con torretta per maggiore protezione, realizzata con blocchi di tufo posti di testa e di taglio, alcuni dei quali con segni di cava profondamente incisi. Benché in buona parte manomessa da interventi di spoliazione effettuati all’inizio del secolo scorso, l’indagine si propone di portare alla luce le strutture già menzionate e anche di individuare una stratigrafia inerente la costruzione utile per datare con più accuratezza la realizzazione della cinta muraria di Bolsena.” (Dott. E Pellegrini)


Il racconto della campagna di scavo per immagini

Lavoro preparatorio del terreno con interventi di taglio delle piante di superficie e pulizia, eseguiti in varie fasi sia nel 2015 che nel 2016  

                                                              





L'intervento dei mezzi meccanici è stato necessario per la ricerca delle strutture murarie e dei piani scavo













I  rilievi classici e in 3D










Il lavoro sul campo dei soci volontari è stato eseguito con la direzione dell' Archeologo Dott. Enrico Pellegrini e la costante presenza dell’assistente di scavo, Egidio Severi 















I primi risultati
“I primi risultati ottenuti sono andati ben oltre le previsioni più ottimistiche. I lavori hanno, infatti, riportato in luce i resti di una torre monumentale, la cui presenza è da collegare, molto probabilmente, con l’esistenza di una vicina porta di accesso alla città. Le dimensioni della struttura conservata (m 5,50 x 6, per un’altezza di oltre 6 metri), collegata ad un muro di circa m 10 di lunghezza con blocchi di m 0,80 x 0,50 x 0,50, ne fanno un unicum nel quadro delle strutture militari dell’Etruria interna del III-II sec. a.C.

Importanti anche i materiali recuperati fino a ora all’interno e all’esterno della struttura. In uno strato di riempimento a rinforzo della torre sono stati rinvenuti numerosi frammenti di vasi a vernice nera del III sec. a.C., alcuni dei quali con bolli, e scarti di lavorazione di un’officina che lavorava l’osso, situata poco lontano. Da uno strato non in posto proviene, invece, la figurina miniaturistica di un quadrupede, realizzata in argilla depurata, probabilmente un cavallo che doveva avere anche il cavaliere realizzato a parte e numerosi frammenti ceramici di tipologia non attestata finora a Bolsena. Lo scavo è al momento sospeso, ma se ne prevede la ripresa dopo  l’estate. In questo periodo si provvederà a catalogare i materiali rinvenuti, al fine di determinare una cronologia puntuale delle strutture.” (Dott. E. Pellegrini)



     


Il Consiglio Direttivo del Gruppo Archeologico Velzna desidera ringraziare

Il Soprintendente, Dott. Enrico Pellegrini per aver preso parte attiva al lavoro: con gli attrezzi del suo mestiere (trowel, pala, piccone e carriola) non si è risparmiato e con pazienza e disponibilità ci ha trasmesso i primi insegnamenti pratici su come affrontare uno scavo archeologico.  

Il Dott. Fabiano T. Fagliari Zeni Buchicchio senza i cui primi rilievi e ricerca storica il sito archeologico di Porta Capite non sarebbe giunto fino a noi per rivedere la luce e dare il via, dopo anni, ad una nuova indagine archeologica a Bolsena.

Tutti i soci volontari del G.A.Velzna che sono stati presenti sul campo: chi dall’inizio alla fine, chi per qualche giorno e chi solo per qualche ora, mettendo anima e corpo in questa prima vera e indimenticabile esperienza.

Egidio Severi per l’assistenza e le informazioni tecniche, nonché per le vivaci e animate “discussioni”  sotto il sole che hanno tenuto alto il morale del gruppo nonostante la fatica.

I graditi ospiti
Prof. Adriano Maggiani (Università Ca’ Foscari - Venezia)
Dott.ssa Simona Rafanelli (Dir. Museo Isidoro Falchi - Vetulonia)
Dott.ssa Valeria D’Atri (Soprintendenza Beni Archeologici Lazio e Etruria Meridionale)
Dott. Pietro Tamburini (Dir. Museo Territoriale del Lago di Bolsena)
Dott. Giuseppe Della Fina (Dir. Museo Faina Orvieto)

Si ringraziano inoltre 
Rilievi 
Studio Geometra Michele Sportoloni (Montefiascone)

Macchine-movimento terra- logistica
Andrea Adami – Emanuele Lorenzini – Edilizia Daniela- Ditta Idroedil di Luciano Puri- Ditta Mauro Paci – Tonino “Zigamele” Calvanelli -  Neno “del Principe”  Puri – il Gruppo Archeologico Castrum Criptarum di Grotte di Castro per aver fornito il nastro trasportatore

Analisi del terreno
Dott. Giuseppe Catalini di Eurocontrolli srl -Viterbo


Nerino Natali per aver messo a disposizione il trattore
Rodolfo Cerica Falegnameria per la realizzazione dei cartellini in legno
Fabio Lorenzini per la fornitura di materiali in ferro
Casaccia Giuseppe Ortofrutta per la fornitura di cassette in plastica
Maurizio Biserni di MB Grafica di  Pitigliano per averci regalato lo striscione 
Riccardo Adami che, con contributo a titolo personale,  ha reso possibile  la risoluzione  di alcuni problemi logistici con l’aiuto di altri privati cittadini 

Bruno e Costanza da Poggio Moscini

Diego, la mascotte, come buon auspicio per le generazioni future

Gli archeodogs
Ayla, Aaron e Deathy

DjI Phantom, il drone


La perseveranza è ciò che rende l’impossibile possibile, il possibile probabile, e il probabile certo.
(Robert Half)


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venerdì 15 aprile 2016

"Ninfeo di Gradoli". Campo archeologico agosto 2016

1 agosto al 28 agosto
Gradoli (VT)
Attività di scavo in Loc.Valle Gianni

Nel 2007, in loc. Valle Gianni nel territorio del Comune di Gradoli,  la Soprintendenza Archeologica dell’Etruria Meridionale riportava in luce un edificio, conservato in altezza per quasi 6 metri sul lato di nord-ovest, situato sulla sponda occidentale del lago di Bolsena.
Chiuso su tre lati da muri addossati al banco di roccia, l’ingresso si apriva sul lato est, in vista del lago Le tre le pareti interne sono movimentate da nicchie rettangolari e semicircolari disposte in modo alternato, in alcune delle quali si aprono bocche per l’acqua. Sulla base di queste caratteristiche, l’edificio deve essere interpretato come Ninfeo.
La struttura, sulla quale nel 2008 è stato posto il vincolo di interesse archeologico particolarmente importante, è stata acquistata dall’Amministrazione Comunale di Gradoli che, recentemente, ha coinvolto la Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell’Etruria Meridionale, i volontari locali e quelli del Gruppo Archeologico “Velzna” di Bolsena, per dar seguito al progetto che aveva dato origine all’acquisto del terreno. Si tratta di rendere fruibile e attrezzata l’area in modo da inserire il Ninfeo di Valle Gianni, conservatosi in maniera eccezionale, tra i luoghi ricchi di storia che i turisti che giungono a Gradoli possono visitare.

L’attività di scavo è offerta dal Gruppo Archeologico Velzna "A.Fioravanti" di Bolsena, al quale rivolgersi per le informazioni di tipo logistico, e dalla Soprintendenza Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale che dirigerà le operazioni sul campo.
La partecipazione allo scavo archeologico è rivolta in particolar modo agli studenti universitari iscritti o laureandi in archeologia, a cui il Comune di Gradoli garantirà vitto e alloggio nelle modalità  che verranno presentate a breve.
Per partecipare alla campagna di scavo occorre iscriversi al Gruppo Archeologico Velzna o essere già iscritti ad uno dei Gruppi Archeologici d'Italia, rivolgendosi alla sede nazionale o ad una sede locale più vicina. L’iscrizione è necessaria in quanto comprende e garantisce copertura assicurativa nel cantiere di scavo.

Turni di attività dal 1 al 28 agosto
1-7 agosto
Alloggio e servizio mensa (pranzo) fornito dal Comune
8-14 agosto
Alloggio e servizio mensa (pranzo) fornito dal Comune 
15-21 agosto
Alloggio  e servizio mensa (pranzo) fornito dal Comune
22-28 agosto
Alloggio e servizio mensa (pranzo) fornito dal Comune

Eventuali costi per estensione del servizio mensa saranno resi noti a breve.

Documentazione richiesta
  • documenti di riconoscimento
  • iscrizione G.A.Velzna Bolsena o tessera di iscrizione ai G.A. d’Italia
  • certificato medico di sana e robusta costituzione fisica ed attestato di vaccinazione antitetanica
Equipaggiamento base necessario per la partecipazione ai campi di scavo:
  • guanti da lavoro e scarponcini da cantiere (entrambi antinfortunistica e a norma EN 345)
  • cappello
  • pantaloni lunghi
  • zaino
  • borraccia
  • asciugamani
  • necessaire da bagno
  • sacco a pelo
Si ricorda che le settimane devono obbligatoriamente essere prenotate entro e non oltre il 30 giugno p.v.
Per ogni ulteriore informazione, contattare ga.velzna@libero.it