C'è voluto del tempo, tre mesi più o meno, da febbraio ad aprile; c'è voluto tanto impegno; c'è voluta tanta pazienza; c'è voluta tanta fatica ma poi alla fine i risultati si sono visti...e anche molto bene.
Questa volta la nostra buona azione archeologica è andata a riscoprire il tempio di Poggio Casetta, una località in collina sopra Bolsena.
Scavato dall' Ecole Française d'Archeologie di Roma, abbandonato da tutti, etruschi e romani compresi, mai più ricostruito e riutilizzato, disperso nella lussureggiante vegetazione bolsenese, il tempio di Poggio Casetta (già ripulito anni fa da uno sparuto gruppo di cittadini volenterosi) ha attirato la nostra attenzione per la sua posizione e per la sua storia che abbiamo ripreso e tradotto nel post Il tempio di Poggio Casetta.
E' stato necessario, inizialmente, creare un varco tra la folta vegetazione che potesse permettere il nostro passaggio per risalire sulla sommità della collina e iniziare il lavoro vero così da riscoprire ciò che resta di una tempio arcaico, ad una sola cella, dedicato ad una divinità sconosciuta.
Non è stato facile, anzi è stato decisamente faticoso considerato che i nostri attrezzi sono stati forbici, seghetti e motosega dove necessario, ma soprattutto braccia gambe e schiena.
Il nostro lavoro ha comunque portato ad una prima valutazione delle condizioni effettive del sito da parte della Soprintendente di zona, archeologa-etruscologa, Dott.ssa Maria Letizia Arancio sotto la cui direzione si è svolto il nostro intervento. In questa occasione sono tornati a farci visita due graditi ospiti:il Prof. Adriano Maggiani (Ca' Foscari) e la Dott. ssa Simona Rafanelli (Direttrice Museo Vetulonia).
Alla fine, il risultato di questa ripulitura complessa si vede benissimo. Anche dall'alto.
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